il giorno dopo

rilassa le sopracciglia, lì si rincorrono i fusi della coscienza, aggregati di spighe intrecciate fitte, che si attorcigliano in un contatto troppo intimo, come a spremersi filo contro filo, a uscirne una linfa invisibile e densa di vita. rilassa le sopracciglia, dove la sera si nascondono i dolori impercettibili, dove muscoli piccolissimi producono la concentrazione della dissimulazione. ora le ho distese. ora rimangono solo le rughe che disegnano il mio sguardo, che s'incuriosiscono delle linee imposte dolcemente al mio volto, anima di vento nuovo, il primo giovane giorno di un vecchio simbolo che si crea sempre diverso. si cambia veramente quando si è soli, quando la solitudine te la modelli addosso con le tue mani forti, con le unghia affusolate dalle intemperie degli anni. ti fermi un giorno, quel giorno, e dall'immobilità lentamente fluiscono mutamenti che non sapevi di desiderare, che declamano nascite di giornidopo, di futuri mai inevitabilmente inventati. si cresce veramente quando si è soli. un solo giorno all'anno. solo che non sai qual è. te ne accorgi dopo, quando la sera le sopracciglia vogliono nascondere le rughe vere ma non ci riescono, perché alla fine qualcosa è cambiato. distendi le sopracciglia così che nuove rughe possano trovare lo spazio su cui incidersi.

sofly, as a morning sunrise

dal prepotente ancheggiare di movimenti lenti, questo rosso acuto enfatizza ogni corda martellando suoni singoli che bramano di imprimersi come orme sanguigne di un gigante su sabbia umida

onde di piacevole sapore tropicale, caldo sonnecchiare all'ombra di palme sudate, verso un affievolirsi delle cicale del primo raggio


l'ultimo bagliore di fuoco che si staglia sul lago di silenzio freddo mentre si specchia riscaldando il suo riflesso di Luna


ma è jazz


Softly, As in a Morning Sunrise - Kenny Barron and Regina Carterhttp://www.youtube.com/watch?v=bMRfPQeI4NU

potenzialità

a volte la potenzialità che si nasconde dietro l'orizzonte annulla se stessa e uccide il presente. quello che sarai non è altro che quello che sei un attimo dopo aver deciso quello che vuoi essere. quell'attimo è l'azione senza la quale, 
semplicemente, non sei. 
così come scegliere di non scegliere è comunque una scelta, la totale imposta imprevedibilità degli eventi si incastra nella stessa routine che essa tenta di ingannare. il sole è sempre lo stesso, ma l'infinita combinazione di inclinazioni dei suoi raggi decide la forma e la consistenza delle cose. 
l'unico modo per giocare con i colori è guardare i raggi invece del sole. […]

strade

strade deserte di estati euforiche che diventano nostalgia di profumi, bande che suonano l'aria e tutto vibra come di un terremoto di vento. imparando a vacillare decidi di danzare come le foglie, perché non c'è altro modo di muoversi se non quello di lasciare il rifugio dai colori stanchi e avvicinarsi a quei ritmi, senza discrezione, con tutta la vitalità che loro tengono nascosta

le corde dei loro cuori mutevoli suonano la musica dell’ipnosi, la musica di amanti irragionevoli che si immaginano cerchi concentrici illuminati da una pioggia di tuoni che allarma e sveglia. tuoni in identiche contraddizioni, identità contraddittorie che non spiegano ma raccontano. una corsa lenta di intervalli piccoli e armonici incastonati da macchie di note ripetute. non importa, nulla se non questa musica e giostre ad occhi chiusi e desideri che immaginano e accenni di sorrisi, che se poi arrivano ti stringono fino a respirarti

love, forever changes

quando le nuvole si ammassano come folle di fantasmi che nessuno ha invitato alla festa, il sole ne soffre e dice in giro che oggi c'è proprio brutto tempo. siamo noi gli unici ricordi che ha della sua amante, figli di una fuga perenne ma col raro privilegio di alternare il nostro amore fra il giorno e la notte

nel cerchio, la morte è al centro che ci ama come suoi figli e noi ci danziamo intorno, la accarezziamo e la vestiamo a festa mentre piange senza occhi perché il dolore è più di una somma e la morte, si sa, non ha occhi. i nostri, danzando, bruciano per lacrime di colore sempre diverso, generate da ferite che disegnano il confine tra noi e gli altri cucendoci addosso l'odore di una vita che si lacera altrove, non qui, non adesso, non con queste ferite

il silenzio non è sempre stato al posto giusto; lo cerchi nello stesso cassetto dove giuravi di averlo lasciato e non lo trovi e proprio quando sei a terra a battere i piedi sul marmo appena lucidato di una casa vecchia, ritmicamente, come a volerlo assaporare fra un'eco e l'altra ti giri ed è lì, a 8 millimetri da te che ti guarda fisso come a dire "se non stai zitto non puoi sentirmi"

allora le nuvole diventano l'acqua che un sole diverso ha saputo accarezzare e riscaldare, mari che ti immergono fino a grotte profondissime dove l'aria è rimasta incontaminata per millenni, aria che si lascia respirare solo dopo brevi violente convulsioni di apnea in cui i sensi lasciano il posto a sogni lucidi che non sanno più proteggerti

quelle grotte, culle, letti nuziali e bare vuote che ti accolgono chiedendoti soltanto di creare vento caldo soffiando singhiozzando urlando cantando ridendo respirando a pieni polmoni tutta l'aria che c'è, tutta fino all'ultimo sospiro











 Leif Podhajsky
Love, Forever Changes

silenzio

il miglior modo per stupirsi è farlo silenziosamente

guatare




ronzzzzare ridendo
immersi in versi irriverenti
mentre mordi meravigliosa magia
elementare, effimera, esACERBATA
da
piccoli passi imaptsati con pane
infantile, instabile e forse irrazionale.
amo l'antipatia dell'aria ammassata che                    allontana

maldestra mente me da te mentendomi melenso e mollemente mite

ora giochiamo?

c'era una volta

parto per una cadenza di significati. parto perché le parole hanno il senso del vissuto. cerco una giostra di cavalli che dovrebbe lasciar girare il destino in un centro temporale che cambia forma. una giostra che diventa trottola, luci che comunque lasciano il profumo dell'infanzia

                infanzia intrisa di molti sorrisi, quando me ne bastò solo uno. la differenza fra un bambino e l'amore è solo numerica

chi guarda solo con gli occhi è un rullino che nessuno svilupperà mai.

                ma queste immagini parlano e hanno il sapore del vento e a volte bisbigliano, poi urlano e quasi ho paura che qualcuno possa sbirciare mentre godo di malinconia

parto per trovare un volto fatuo e fluttuante di parole che mi chiedono di essere scritte

l'uomo nero

nero è la pausa impercettibile della vita, è la piccola morte fra un'immagine e l'altra, è la staticità fra la diastole e la sistole successiva, è la cornice dei colori tranne che di se stesso. nero è la base del contrasto, l'ombra del pensiero, la voce del silenzio. nero non ha spessore, nero ti avvolge, specchio della tua anima. nero è il dubbio consapevole, la paura che ti fa sorridere, solitudine condivisa, potenzialità d'essere, amalgama della tempesta e della quiete, inizio e fine, immagine dei tuoi occhi, riflesso del nulla e quindi creazione pura. dettaglio e infinito.

il saggio e il contadino

In un’isola vivevano due uomini, un saggio e un vecchio contadino.

Un giorno il contadino, tornando dal monte verso casa, vide il saggio che seduto su uno scoglio guardava il sole. Allora avvicinandosi cautamente chiese: “signore, perché guarda il cielo?” e il saggio rispose: “vecchio, sto guardando il sole per trovare delle risposte.” “Signore, guardi qui, ho trovato queste erbe selvatiche, sono cresciute grazie al calore del suo sole e ora donano il profumo al mondo." Ma il saggio non fece caso alle parole dell’uomo e lo cacciò dicendogli che era ignorante e non sapeva quello che diceva.

Il giorno dopo il contadino tornando a casa vide ancora il saggio che guardava il sole. “Signore, - gli chiese – perché guarda il sole?” “Vecchio, guardo il sole per trovare delle risposte” “Signore, guardi qui, ho trovato il sale che il suo sole ha estratto dall’acqua di mare che ci permetterà di conservare i prodotti che il mondo ci ha donato.” Ma il saggio, senza nemmeno volgere lo sguardo verso di lui, lo cacciò dicendogli che era ignorante e non sapeva quello che diceva.

Il terzo giorno il contadino, dopo aver pescato, dirigendosi verso casa passò dal saggio che guardava il sole e gli chiese: “signore, perché guarda ancora il sole?” “Vecchio, forse oggi troverò le mie risposte.” “Signore, guardi qui, ho pescato questi pesci che sono cresciuti grazie al calore del suo sole e al nutrimento dell’acqua e con il loro movimento creano le onde e fanno ruotare i mari”. Ma ancora una volta il saggio lo cacciò dicendogli che era ignorante e non sapeva quello che diceva.

Il quarto giorno il contadino usciva da casa per andare a riempire le brocche dell’acqua di sorgente e il saggio stava sempre lì a guardare il sole. Allora il contadino disse: “signore, smetta di guardare il sole e venga con me alla sorgente, dove nasce l’acqua che rinfresca il mondo dall’arsura del suo sole e dove le creature trovano la quiete”. Ma il saggio cacciò l’uomo dicendogli che era ignorante e non sapeva quello che diceva.

Il quinto giorno il contadino trovò ancora il saggio che guardava il sole, allora gli disse: “signore, venga con me nel bosco a tagliare i rami più bassi per lasciare che il vento sostenga le chiome degli alberi e per raccogliere la legna per il fuoco che sostituirà il suo sole quando scenderà la notte”. Ma il saggio rispose con arroganza: “vecchio, lasciami in pace che forse oggi troverò le mie risposte” e lo cacciò dicendogli che era ignorante e non sapeva quello che diceva.
 

Allora il contadino andò nel bosco a raccogliere la legna e quando fu stanco si sedette a terra e vide un raggio di luce filtrato dai rami che illuminava un cespuglio e due farfalle bianche che giocavano creando dei cerchi nell’aria e si posavano sui fiori che si piegavano un poco al loro peso, cullandole e lasciando cadere piccole gocce di rugiada che perdendosi nel terreno evaporavano poco dopo perché il sole era molto caldo. E improvvisamente il vecchio capì che lì c’era tutta la vita del mondo e che le risposte non si trovano nel sole, ma nelle cose che esso illumina e riscalda e si avviò di corsa dal saggio per condividere la sua scoperta mentre il tramonto anneriva i contorni delle montagne. Giunto allo scoglio del saggio, lo vide ancora seduto che, divenuto cieco, fissava il cielo ormai buio. Si fermò di colpo e intimorito, in silenzio accese un fuoco lì vicino così che potesse riscaldarlo. Poi prese coraggio e gli chiese: “signore, perché guarda ancora il cielo?” E il saggio disse: “vecchio, guardo il sole! Io che sono saggio posso guardare il sole in faccia, nutrirmi del suo calore e rubargli le mie risposte. Va’ via, lasciami in pace fino a quando non sarà buio e freddo”. E cacciò l’uomo dicendogli che era ignorante e non sapeva quello che diceva. 

Da allora, ogni giorno in quell'isola, il vecchio contadino poco prima del tramonto si siede accanto a quello scoglio a guardare il saggio che guarda il sole e, ancora oggi, prima di andare a casa accende un fuoco lì vicino così che possa riscaldarlo, fino a quando tutto diverrà buio e freddo.

immortalità

i fogli bianchi volano e si bruciano. qui è l'immortalità della parola. la risposta era sì, ma adesso è perchè.