2010 - le cose che cambiano


Giocare con l’altro lato della medaglia è come guardarti allo specchio di nuca. E guardarti allo specchio di nuca è assolutamente stupido. Ma giocando si impara. Che le parole sono solo parole, che non puoi sentire se non lo vuoi e non puoi voler sentire. E se anche vivessimo nel mondo al contrario, non cambierebbe nulla. Le prospettive non cambiano le dimensioni, i punti di vista non cambiano l’unità della realtà. Le onde del mare possono rincorrersi senza trovarsi mai o superarsi e unirsi in un istante che non prevede l’eternità. Si amplificano e si scontrano e si annullano e si sciolgono dove l’unica cosa che rimane al sole è solo il sale che brilla come punte d’oro grattate dalla rabbia. Due rette parallele non si incrociano mai e questo va al di là della superficialità delle cose che puoi toccare, al di là della superficie che puoi giudicare, perché ogni linea tracciata dalla realtà si incrocia in un unico punto che non siamo in grado di scorgere. Due rette parallele non si incrociano mai e almeno puoi stare certo che quel punto non esiste in quella finzione che abbaglia l’anima. L’anima che corre spaventata da una luce così forte che annulla la sensorialità. L’altra faccia della medaglia, se la vedi vuol dire che non esiste. Non puoi educare alla morte.

1 commento:

  1. "Et les mots ne sont que des mots"

    plusiers fois dit. aujourd'hui tu deviens perfait dans ton rôle. et tu pourras aussi terminer d'ecrire, car on ne peut pas éduquer la mort où qui a decidè de mourir chaque jour.

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