eugenio montale

"Arsenio" (lei mi scrive), "io qui asolante
tra i miei tetri cipressi penso che
sia ora di sospendere la tanto
da te per me voluta sospensione
d'ogni inganno mondano; che sia tempo
di spiegare le vele e di sospendere
l'epochè.

Non dire che la stagione è nera ed anche le tortore
con le tremule ali sono volate al sud.
Vivere di memorie non posso più.
Meglio il morso del ghiaccio che il tuo torpore
di sonnambulo, o tardi risvegliato".

BOTTA E RISPOSTA I
Il tu

2 commenti:

  1. (Penso
    che forse non mi leggi più. Ma ora
    tu sai tutto di me,
    della mia prigionia e del mio dopo;
    ora sai che non può nascere l'aquila
    dal topo).

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  2. Ed infine fu il tonfo: l'incredibile.

    A liberarci, a chiuder gli intricati
    cunicoli in un lago, bastò un attimo
    allo stravolto Alfeo. Chi l'attendeva
    ormai? Che senso aveva quella nuova
    palta? e il respirare altre ed eguali
    zaffate? e il vorticare sopra zattere
    di sterco? ed era sole quella sudicia
    esca di scolaticcio sui fumaioli,
    erano uomini forse,
    veri uomini vivi
    i formiconi agli approdi?

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