c'era una volta

parto per una cadenza di significati. parto perché le parole hanno il senso del vissuto. cerco una giostra di cavalli che dovrebbe lasciar girare il destino in un centro temporale che cambia forma. una giostra che diventa trottola, luci che comunque lasciano il profumo dell'infanzia

                infanzia intrisa di molti sorrisi, quando me ne bastò solo uno. la differenza fra un bambino e l'amore è solo numerica

chi guarda solo con gli occhi è un rullino che nessuno svilupperà mai.

                ma queste immagini parlano e hanno il sapore del vento e a volte bisbigliano, poi urlano e quasi ho paura che qualcuno possa sbirciare mentre godo di malinconia

parto per trovare un volto fatuo e fluttuante di parole che mi chiedono di essere scritte

l'uomo nero

nero è la pausa impercettibile della vita, è la piccola morte fra un'immagine e l'altra, è la staticità fra la diastole e la sistole successiva, è la cornice dei colori tranne che di se stesso. nero è la base del contrasto, l'ombra del pensiero, la voce del silenzio. nero non ha spessore, nero ti avvolge, specchio della tua anima. nero è il dubbio consapevole, la paura che ti fa sorridere, solitudine condivisa, potenzialità d'essere, amalgama della tempesta e della quiete, inizio e fine, immagine dei tuoi occhi, riflesso del nulla e quindi creazione pura. dettaglio e infinito.